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Il Museo Provinciale di TorcelloAmbiente

Il Museo Provinciale di Torcello nasce negli ultimi decenni dell’Ottocento quando l’isola di Torcello è forse al suo massimo degrado: una scarsa popolazione, una economia di mera sussistenza, un complessivo abbandono e rovina anche dei più importanti edifici religiosi e civili.

Sarà Luigi Torelli, già Prefetto di Venezia ad acquistare e restaurare nel 1870 il trecentesco Palazzo del Consiglio e a volere l’istituzione del museo per farne un presidio e un centro di raccolta di reperti rinvenuti a Torcello, nelle isole adiacenti e nella vicina terraferma, aiutato nell’impresa dallo studioso e ricercatore Nicolò Battaglini.

Nel 1872 l’immobile e la raccolta furono donati alla Provincia di Venezia e fu così istituito il Museo Provinciale.

Nel 1887 il nuovo direttore Cesare Augusto Levi, archeologo e appassionato di antichità, proseguì nell’opera di recupero degli antichi edifici torcellani acquistando il Palazzo dell’Archivio dell’XI-XII secolo, ampliando la raccolta museale con manufatti di provenienza locale e appartenenti alla sua collezione privata e dando vita al “Museo dell’Estuario”, anch’esso poi donato alla Provincia.

Furono questi lasciti a consentire l’inaugurazione, avvenuta il 14 maggio 1889, del Museo Provinciale di Torcello.

Gli anni successivi videro direttore del Museo di Torcello, prima Luigi Conton (dal 1909), convinto assertore dell'antica presenza di insediamenti nella laguna di Venezia e autore di rinvenimenti di necropoli ad Adria, e poi Adolfo Callegari, assai più critico e prudente sulla precoce frequentazione dell’area lagunare.

Il Callegari riorganizzò la collezione su base cronologica e collocando i reperti archeologici nel Palazzo dell’Archivio e le opere di epoca medievale e moderna nel Palazzo del Consiglio (ripartizione cronologica e logistica che si è sostanzialmente mantenuta sino ad oggi) e gli fu affidata tra il 1928 e il 1930, la redazione di un nuovo inventario e del catalogo "Il Museo di Torcello".

Il Museo subì poi alterne vicende e destinazioni inusuali degli spazi museali, come scuola, Casa del Fascio e alloggio per sinistrati. Nel 1949 la direzione fu affidata alla prof.ssa Giulia Fogolari che, con l'ausilio del dott. Guido Zattera, ha seguito il Museo sino al 1997.

Tra il 1972 e il 1974, la Provincia è intervenuta con un radicale restauro del Palazzo del Consiglio e del patrimonio in esso esposto, seguito da analogo intervento per il Palazzo dell’Archivio e la collezione archeologica. Nel 2005 il Palazzo del Consiglio è stato oggetto di un nuovo restauro conservativo, recupero funzionale e adeguamento alle norme di sicurezza.

La presenza del Museo provinciale e il suo insediarsi negli edifici “civili” della piazza, sono stati determinanti nell’avviare il processo di recupero e di tutela del patrimonio architettonico dell’isola di Torcello e ancora oggi il Museo di Torcello si propone come attore della valorizzazione del patrimonio culturale isolano e di un tessuto urbano e sociale assai fragile e delicato.

La Sezione Archeologica, che raccoglie materiali che coprono un periodo che va dal paleolitico alla tarda romanità, espone tra i suoi pezzi di datazione più antica alcuni esemplari di vasi di fabbrica cipriota e micenea che suggeriscono che l’area lagunare e l'Alto Adriatico fossero coinvolti in scambi commerciali già alla fine del secondo millennio a.C .

Dell’ampia e varia campionatura di ceramica greca e italiota nelle varie tipologie decorative e tecniche di produzione messa a confronto con esemplari di produzione etrusca, italica meridionale e alto adriatica, di cui il Museo dispone, abbiamo per una parte sicura attestazione del ritrovamento nell’agro altinate o nelle isole della laguna a conferma dei consistenti e continuativi rapporti che collegavano la laguna al sistema di scambi economici di età antica.

Vi era coinvolto anche il mondo etrusco sin in fase protostorica, come dimostrano i ritrovamenti nell’area lagunare di oggetti caratteristici dell’artigianato metallurgico etrusco prodotti come merce pregiata di scambio e di esportazione verso l’area medio e nord-adriatica, tra i quali le tre anse di vasi del Museo ritrovate a Torcello (San Tommaso dei Borgognoni) e nell’agro altinate e la piccola plastica votiva a figura umana e animale etrusca, italica e paleo veneta, in parte rinvenuta nei luoghi di culto dell'agro altinate.

I più numerosi ritrovamenti torcellani di bronzetti romani figurati a carattere sacro da luoghi di culto e larari domestici e di suppellettili da mensa, paiono indicare un intensificarsi dei traffici coinvolgenti direttamente l’isola, probabilmente divenuta stazione di sosta e obbligata tappa intermedia nella navigazione endolagunare sulla rotta di Altino.

Il perdurare degli scambi con il bacino del mediterraneo orientale e meridionale nei primi secoli dell’era cristiana trova conferma nell’ampia diffusione in alto Adriatico del culto del martire egiziano San Menas, probabilmente introdotto dai bizantini durante la guerra gotica. Il Museo conserva alcune ampolle con la tipica raffigurazione del santo in atteggiamento di orante e affiancato da due cammelli.

Il Museo, assolvendo alla sua funzione di centro di raccolta per l’area lagunare, ha acquisito e oggi esposto nella Sezione Medievale e Moderna numerosi materiali lapidei e  frammenti architettonici di area lagunare - dai più antichi del VI secolo, ove predomina il motivo della croce, a quelli del IX e il X che presentano un repertorio decorativo con animali, spesso fantastici, e motivi vegetali complessi e raffinati – in molti casi riutilizzati a scopi funzionali e decorativi.

Quale presidio territoriale e attore della conservazione del patrimonio torcellano, il museo provinciale ha preservato importanti beni dell’isola e annovera nella sua collezione il paliotto d'altare in argento dorato (prima metà sec. XIII) e le teste in mosaico di angeli, Cristo e Profeti del XII secolo già appartenenti alla Basilica di Santa Maria Assunta di Torcello e altre opere che un tempo hanno costituito la ricchezza decorativa degli edifici e delle chiese ora scomparse, come i dipinti della bottega del Veronese un tempo nella chiesa di Sant’Antonio di Torcello.

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