Attraversare le acque
NaviNavi onerarie di epoca romana
Sono denominate “onerarie” le navi da trasporto dotate prevalentemente di due vele quadre: una grande, armata sull’albero maestro (collocato a centro scafo o leggermente decentrato verso prua) e una più piccola, armata sull’albero di prua, inclinato in avanti. Si trattava di navi dotate in genere di sola propulsione velica e solo più raramente attrezzate con doppia propulsione, sia velica che remiera. Caratteristica di tutte le navi antiche era quella di avere due timoni armati ai lati della poppa, anziché un timone unico centrale come siamo soliti riscontrare per le navi dal tardo-medioevo ai nostri giorni.
A differenza di quanto accade per le imbarcazioni medievali e moderne, i corsi del fasciame di questi scafi erano uniti direttamente tra loro per mezzo di un complesso sistema di giunzioni definito “a tenone e mortasa”, che cooperava con lo scheletro interno alla resistenza meccanica del guscio. Nell’alto Adriatico, tuttavia, si riscontra la lunga persistenza di un sistema di giunzione più semplice ed economico, denominato “a cucitura” e costituito, appunto, da legature di corda che univano tra loro i corsi del fasciame. Oltre che dalle fonti letterarie, l’esistenza di queste “navi cucite” è ben attestata su entrambe le coste e nelle acque interne dai rinvenimenti archeologici tra l’età antica e quella alto-medievale, in particolare nella zona del delta del Po, lungo i corsi d’acqua e nelle aree lagunari tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Per la laguna di Venezia sono note alcune tavole di fasciame “cucite”, datate tra I e II secolo d.C., rinvenute nel mare antistante l’isola del Lido, che identificano forse la presenza di un relitto romano sui fondali in prossimità della costa.