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I relitti medievali di San Marco in Boccalama

Nel 2001 è stata condotta la complessa campagna di scavo archeologico dei due relitti medievali scoperti presso l’isola di San Marco in Boccalama: un'isola oggi completamente sommersa e situata nella laguna meridionale, a circa cinque chilometri da Venezia. Le tipologie navali a cui riconducono questi due relitti rappresentano una sorta di paradigma dell’attività mercantile veneziana, rivolta da un lato verso l’Adriatico e il Mediterraneo e, dall’altro, verso le regioni dell’entroterra padano attraverso la rete delle vie fluviali. Si tratta infatti dello scafo di una galea (lunghezza di 38 metri e larghezza massima di 5) e di quello di una rascona (lunghezza di 23,60 metri e larghezza massima di 6), imbarcazione fluvio-lagunare a fondo piatto, dotata di timoni laterali, sopravvissuta fino agli inizi del XX secolo lungo tutta l’asta del Po e nella laguna veneta.

I due relitti rinvenuti a San Marco di Boccalama, che le analisi al radiocarbonio permettono di datare a un periodo compreso tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento, conservano tutta l’opera viva degli scafi (cioè la parte immersa). Giacciono in posizione parallela a poco più di venti metri uno dall’altro, a una profondità di circa due metri presso il versante occidentale dell’isola, e sono bloccati al fondo lagunare da grossi pali di legno. Questa particolarità, unitamente al fatto che gli scafi risultano colmati da fango “pulito” e che sono stati trovati praticamente privi di reperti, indica che non si tratta di navi naufragate, bensì di due vecchi scafi dismessi, smantellati e reimpiegati a fini architettonici e funzionali, forse come elementi di fondazione e riparo di una qualche struttura al margine dell’isola.

L’isola di San Marco in Boccalama, su cui sorgeva una chiesa già dopo il Mille, fu sede di un monastero agostiniano sin dal Trecento. Dai documenti è noto che nel 1328 il priore del monastero ottenne la concessione di estendere la superficie dell’isola per 50 passi (poco meno di 90 metri), per ampliarne e consolidarne il perimetro nel tentativo di contrastare l’erosione. Nonostante questi sforzi l’isola venne presto abbandonata e addirittura, a soli vent’anni di distanza, destinata ad ospitare le fosse comuni per le vittime della pandemia di peste del 1348. Nel Cinquecento l'isola era ormai in stato di abbandono e il monastero ridotto a un rudere, tanto che nella cartografia dei due secoli successivi l’isola viene ricordata come “persa” o “destrutta”.  

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I relitti medievali di San Marco in Boccalama

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