La genesi di Venezia può essere vista e raccontata come una continua e incessante lotta fra terra e acqua. Le terre emerse su cui Venezia cominciò a essere edificata erano poche, paludose, instabili, inospitali e frammentate. Ogni casa, ogni via, ogni orto, dovette dunque essere costruito sin dalle origini bonificando le paludi esistenti o addirittura creando terreni nuovi, strappando all’acqua ogni metro di terra grazie a ingegnose e faticose tecniche.

La laguna come oggi la conosciamo è il risultato di molteplici influenze, di carattere sia naturale sia antropico, che nel corso della storia hanno modificato profondamente la sua conformazione originaria. L'equilibrio sempre mutevole tra l’apporto di acque dolci che confluiscono dalla terraferma e lo scambio con le acque salmastre del mare aperto, infatti, ha concorso a far evolvere notevolmente la morfologia delle terre emerse, che in passato era molto diversa da come oggi la conosciamo. Alcune isole sono state inglobate dalla terraferma, altre si sono inabissate o sono scomparse misteriosamente, entrando a far parte della leggenda: la stessa capitale antica del Ducato di Venezia reca testimonianze significative di queste vicissitudini.

Fra terra e acqua, infine, si sviluppò pure l'invidiabile sistema di vie e canali navigabili della Serenissima: un sistema complementare e di supporto allo stesso traffico marittimo. A partire dal Medio Evo Venezia iniziò a costruire nell’entroterra nuovi canali artificiali navigabili per potenziare i suoi collegamenti per il trasporto di persone e merci, principalmente nel padovano, crocevia per un agevole raggiungimento di tutte le regioni della pianura padano-veneta comprese fra le Alpi e gli Appennini. Questo sistema di vie d'acqua navigabili fu realizzato sulle vestigia delle antiche idrovie romane per la navigazione interna.